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Venerdì 6 luglio
Opening ore 18.00 alla Robert F. Kennedy Human Rights Italia

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2 luglio 2018

Lo sguardo oltre la prossimità

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Mostra collettiva di fotografia

Andrea Alessandrini, Simone Bellanca, Giovanna Buccino, Michele Chiavassa, Sonia Colavita, Bikash Karmoker, Mohamed Keita, Gaia Reale, Antonio Vitale. Opening ore 18.00 alla Robert F. Kennedy Human Rights Italia, complesso delle Murate

Durante una delle lezioni del seminario Comment vivre ensemble, del 1976, presso il Collège de France di Parigi, Roland Barthes definiva la prossimità come quello spazio molto ristretto che risiede intorno al soggetto: lo spazio dello sguardo familiare, degli oggetti che possiamo raggiungere con le braccia, della sfera del gesto immediato; lo spazio privilegiato per il sonno, il riposo, il riparo. La prossimità come luogo abitato dal soggetto affettivamente, il territorio in cui lo sguardo, l’odore e il rumore possono arrivare. Lontano da questo micro-spazio, nel quale siamo agenti, si estende il “fuori”, l’altrove. Preso tutto insieme, in una sola parola, assume la forma di una macro entità unitaria e perciò impossibile da interpretare. Ma se si procede passo a passo, proprio dove il corpo riesce a muoversi e a interagire, l’alterità diventa prossimità e il punto di vista cambia. Gli scatti fotografici presenti in mostra lavorano proprio su questo rovesciamento di prospettiva. Il mondo visto dal fotografo che sta muovendo i suoi passi nell’altrove, viene restituito in immagine come luogo di prossimità in quel momento, in cui poter agire, ma anche come luogo estraneo ad un’affettività più profonda. A questo duplice punto di vista se ne aggiunge un terzo, il fascino che esercita l’immagine in quanto tale, capace di farsi surreale – pur ritraendo la realtà – e di rimandare attraverso dettagli o sfocature ad un tempo perennamente statico, come l’archetipo di un sogno di cui non si ricordano più il prima e il dopo. Le fotografie di questa collettiva sono state scelte proprio per il loro sguardo molteplice, assolutamente vario e non riconducibile ad un’unicità, sia per i luoghi che le tematiche scelte. Ma tutti gli artisti presenti hanno percorso un moto a luogo, si sono recati fisicamente o culturalmente molto lontani dalla loro prossimità per osservare cosa succede altrove. Così Andrea Alessandrini ritrae il litorale romano in inverno, lontano dal caos estivo,  quando restituisce gesti e oggetti surreali, sospesi nel vuoto della sabbia; Simone Bellanca racconta Tokyo attraverso la proibizione al fumo, una legge che connota il paesaggio urbano  di smoking area e che riflette in questi spazi di concentrazione le contraddizioni tra norma e libertà; Giovanna Buccino fotografa gli usi e i costumi delle donne della comunità ortodossa etiope di Roma, in un bianco e nero che mescola corpi, abiti, spazi; Michele Chiavassa ritrae a Roma persone con disabilità mentali durante i loro laboratori ricreativi, con un occhio focalizzato sui gesti e sugli sguardi di chi eccede la “normalità”; Sonia Colavita riporta l’immaginario americano legato alla Route 66, congelato nel tempo e negli stereotipi che ancora appaiono come finzione; Bikash Karmoker attraversa l’interno di un cantiere navale  a Dhaka, in Bangladesh, in cui i corpi degli operai al lavoro si intravedono tra le potenti forme e colori delle navi ormeggiate; Mohamed Keita racconta l’isola di Malta attraverso diverse località: La Valletta, Sliema, Marsa, sospese tra un passato spesso ancora presente nella ruralità e un presente dedito al turismo, tra le contraddizioni di chi ancora vive per strada o in povertà; Gaia Reale dedica il suo sguardo a quattro volti di bambine srilankesi, ospiti di un orfanotrofio a Colombo e sfuggite alla cattura dei guerriglieri del movimento separatista, nei loro volti risiedono la fermezza e la dolcezza della resilienza; Antonio Vitale narra la sua origine contadina attraverso i momenti rubati alla ruralità lucana della zona del Pollino, per una fotografia che si fa pittura di abitudini e luoghi lontani dal presente. Testo critico Sara Alberani